Abstract
Introduzione: La democrazia liberale è una forma di governo fondata sul pluralismo e sulla competizione politica. Piú precisamente, «è una procedura e/o un meccanismo chea) genera una poliarchia aperta, la cui competizione sul mercato elettoraleb) conferisce potere al popolo ec) specificamente induce i governanti alla ricettività verso i governati». Ma a quali condizioni e in che misura questo avviene nel mondo reale? In altre parole, a quali condizioni la competizione elettorale assicura non solo il carattere democratico dei risultati, ma anche — e direi soprattutto — il «buon governo», la ricettività del potere? A livello di teoria empirica della democrazia, queste domande investono il problema del rapporto tra competizione e rendimento dei sistemi di partito. In base a questa logica dobbiamo quindi assumere che il tipo di aggregazione delle domande politiche, le modalità di composizione dei conflitti, la qualità dellaleadership, vale a dire le diverse componenti del rendimento politico, dipendono, in misura variabile in ogni sistema, anche dalla struttura della competizione elettorale. Mentre in scienza politica l'analisi comparata delle basi sociali del comportamento di voto a livello di massa ha fatto grandi progressi, ne sappiamo molto meno sull'influenza del comportamento elettorale sulla competizione e della competizione sul rendimento politico. Questo saggio si propone di studiare questo argomento mettendo a fuoco da una parte una serie di concetti teorici e dall'altra un modello della competizione elettorale nel sistema partitico italiano.

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